Pazienti psichiatrici non sono disabili? La confusione del piano vaccinale che non prende in considerazione le fragilità emotive

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di Carlo Falcone*

da Il Riformista del 25/03/2021

Anche nei vaccini le persone con sofferenza psichica non sono la priorità tra i fragili e i vulnerabili. Ho letto con attenzione il testo relativo alla campagna vaccinale che è partita mercoledì 17 marzo per i soggetti compresi nella categoria 1: persone estremamente vulnerabili, con disabilità gravi. Vorrei aggiungere: «A integrazione di quanto detto, si chiarisce che nella tabella allegata, relativa alle disabilità gravi, ai fini dell’adesione sulla piattaforma, a partire da mercoledì prossimo da parte dei medici di medicina generale, rientrano i pazienti disabili gravi ai sensi della legge 104/1992 articolo 3 comma 3 per i quali è prevista la vaccinazione di familiari conviventi e caregiver che forniscono assistenza continuativa in forma gratuita o a contratto. La vaccinazione dei conviventi è prevista anche per i trapiantati, i malati oncologici e i pazienti affetti da patologie immunodepressive e malattie autoimmuni». Inizialmente sono rimasto basito, perplesso e anche un po’ incavolato perché, confrontandomi con medici e soprattutto con persone che vivono direttamente il disagio psichico, si era capito che non rientravano nel piano vaccinale. Una confusione e ambiguità che, come sempre, colpisce le persone con sofferenze psichiche e chi vive una fragilità emotiva. Come sempre, paradossalmente, non si ritiene la persona con disagio psichico una persona fragile. Ovviamente mi si può dire che è una cosa che interessa me e la mia famiglia, quindi non sono obiettivo, e in un certo senso mi si può dire che mi lamento sempre riguardo a questo comportamento culturale. A mio avviso questa sarebbe una obiezione dettata da una chiusura mentale e da una profonda superficialità. Prima di tutto, se vogliamo fare un ragionamento strettamente biologico, con tutti gli psicofarmaci che i sofferenti psichici assumono da anni, di cui solo a volte si conoscono adesso le vere conseguenze, questo da solo rende tali pazienti estremamente fragili fisicamente. Ma l’argomento che continua a sconvolgermi è che l’approccio verso le persone è sempre e soltanto disumano, non dignitoso e non relazionale. Si tratta il sofferente (e non solo quello psichico) come un oggetto da riparare dimenticando la sfera empatica e psicologica che è parte predominante della cura di una persona e quindi dell’intera famiglia e comunità in cui vive. Ormai sono frequenti le immagini di persone che vengono accompagnate in ospedale in situazioni asettiche, con infermieri e medici vestiti con tute anti-contagio che fanno impressione solo a guardarle. Senza dimenticare quelli che sono deceduti in ospedale da soli senza l’affetto dei parenti più cari. Immaginate un uomo o una donna fragili mentalmente come si sentono in questi frangenti dove anche chi dispone di maggiori strumenti caratteriali per affrontare tali situazioni, alla fine, muore di sconforto e solitudine? Tremo al solo pensiero che possa accadere alle persone alle quali voglio bene. Mi auguro che le istituzioni comincino a ragionare che anche chi è fragile nella relazione e nella psiche va vaccinato e non trattato come persone di livello inferiore.

*Presidente Associazione Sudd