Carlo Falcone: inclusione sociale a Napoli

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di Carlo Falcone

Il sociale è un tema che posso dire di conoscere bene. Sono presidente dell’Associazione SUDD, che ha infatti sempre una particolare attenzione per tutto quello che riguarda la sfera politica, sociale e culturale nella nostra città e nel mezzogiorno, e lavoro nel terzo settore da tanti anni come presidente di una cooperativa che si occupa principalmente dell’inserimento lavorativo di persone che soffrono di disagio psichico, e l’inclusione dei più fragili e dei più deboli è un tema che mi sta molto a cuore.Lo dico chiaramente: chi amministrerà la città di Napoli – una realtà particolarmente complessa, una città metropolitana che mette assieme tre milioni di abitanti – dovrà ispirare la prossima amministrazione al tema dell’inclusione sociale. Questo deve essere l’humus, la premessa sulla quale costruire qualsiasi progetto di tipo politico, sociale e amministrativo. Nessuno deve essere lasciato indietro, tutti devono partecipare alla progettazione e agli interventi. Bisogna parlare con tutti. Questo aspetto è fondamentale. Si parla sempre di “cittadini” solo quando siamo sotto elezioni. Siamo tutti cittadinanza attiva, ma ci sono tante persone che di fatto vengono messe ai margini e non incluse all’interno della nostra comunità: penso agli immigrati, alle persone che non hanno un’abitazione e dormono per strada. Sono persone che non vanno a votare, che non hanno quello che viene definito a volte “peso politico”, ma noi dobbiamo occuparci di queste persone. Come già detto, ho fatto dell’inclusione sociale la cifra principale di tutta la mia vita. Dobbiamo mettere la dignità delle persone, la dignità umana, davanti a ogni cosa. Questa viene prima di tutto. È a priori. È a monte di ogni cosa. È importante che la prossima amministrazione della città di Napoli sia veramente inclusiva. Bisogna essere radicali e per questo ci vuole uno sforzo culturale. Molto spesso si parla di integrazione sociale. Anche questo va bene, ma non è abbastanza. Viene prima di tutto l’impresa sociale ma anche la stessa impresa profit. Dobbiamo dedicarci a questo e pensare a tutti e parlare con tutti. Papa Francesco ha usato un’espressione molto forte quando ha parlato di “scarti umani”. Bisogna partire da qui per ridisegnare le città del futuro e Napoli può e dovrà essere un esempio. Del resto il napoletano e noi meridionali abbiamo una forte sensibilità e una forte umanità. Sappiamo essere anche creativi sul piano del sociale e relazionale. Possiamo farlo. Dobbiamo farlo.Alcuni punti importanti sono connessi inevitabilmente al momento storico difficile che viviamo anche a causa della pandemia, al quale voglio dedicare la giusta attenzione. Tutti i giorni, quando cammino per la città di Napoli, vedo ai bordi delle strade tante persone che sono senza dimora e questa cosa mi sconvolge. È vero che ci sono tante associazioni all’interno dell’area metropolitana che si attivano a loro sostegno, ma non è abbastanza. Il numero di persone che sono abbandonate a se stesse, che molto spesso soffrono di forme di disagio psichico più o meno gravi, è impressionante e in forte aumento. Basta camminare anche in pieno centro, per via Toledo, per rendersene conto. Le istituzioni sono lontanissime da queste persone. Dobbiamo parlare con loro: bisogna cercare di farle integrare all’interno della nostra comunità. Questo è un punto fondamentale. La città, l’amministrazione, le istituzioni, i partiti, i sindacati devono avere un atteggiamento radicale sotto questo aspetto, serve una rivoluzione culturale. Dobbiamo lavorare affinché le persone che si sentono abbandonate dal mondo, entrino a far parte della nostra comunità. Dobbiamo sentirci tutti quanti fratelli. È una espressione che può essere ascritta al mondo cattolico, ma che io voglio usare e intendere in senso laico. Mettiamola così: il motto settecentesco associato alla Rivoluzione francese è “Liberté, Ègalité, Fraternité”, ma la fraternità la dimentichiamo troppo spesso. La fraternità e la reciprocità sono quello su cui dobbiamo investire nel futuro. Possiamo farlo e sappiamo come farlo: un’esperienza fondamentale come quella dell’economia civile, ancora oggi attuale, non a caso nasce proprio a Napoli con Antonio Genovesi. Abbiamo davanti a noi un lavoro difficilissimo e complesso, ma il ventunesimo secolo, che è praticamente iniziato con questa pandemia, ci impone di affrontare il mondo che abbiamo davanti con un nuovo approccio, che sotto molti aspetti possiamo considerare come rivoluzionario.Il vero lavoro che ci aspetta è quindi principalmente di natura culturale. Gli assessorati, i consiglieri, l’intera amministrazione dovranno dedicarsi agli ultimi prima di ogni altra cosa. Solo in questa maniera, sentendoci tutti quanti parte di una comunità, potremo superare le tante difficoltà e le sfide che abbiamo davanti nella maniera più giusta e anche innovativa. Le due cose sono legate. Non ci può essere innovazione senza considerare il tema delle relazioni. Il mondo filosofico contemporaneo si dedica molto a tematiche che riguardano la reciprocità, ratio pubblica, la relazione. Senza, non ci può essere innovazione. Qualunque sarà la prossima amministrazione, dovrà avere una visione improntata a principi come la reciprocità, la fraternità e la relazione. Ing. Carlo Falcone, Presidente dell’Associazione SUDD