Ecco le mie risposte a tre domande di POLITICA VIVA su Aldo Moro: 1) La posizione del partito comunista rispetto alla vicenda Moro; 2) Come visse personalmente la vicenda all’epoca; 3) Se, alla luce anche delle esperienze parlamentare, governativa ed amministrativa, ha avuto modo di fare una riflessione postuma sul piano politico istituzionale. E se, oggi, pensa che si sarebbe potuto fare di più

Su tutta la vicenda-Moro la posizione del partito comunista italiano fu molto netta. Ricordo come se fosse oggi il giorno in cui Aldo Moro fu rapito e furono uccisi gli uomini della sua scorta. Scattò subito un grande allarme, un allarme democratico, da parte delle forze politiche democratiche e molto da parte del partito comunista italiano, da parte di tutti i sindaci in modo unitario. Ci furono scioperi in tante fabbriche, lavoratori che abbandonarono gli uffici e scesero in piazza, io ero segretario regionale del partito comunista italiano e ricordo che andammo subito in Piazza Matteotti. Fu davvero una grande e straordinaria mobilitazione. E poi ricordo il giorno della sua scomparsa, della sua morte, lo shock che ci colpì dal punto di vista politico, ma anche in primo luogo dal punto di vista umano. Tutta la vicenda-Moro è stata ed è una vicenda indimenticabile.

Io sono stato molto vicino ad Enrico Berlinguer e per me le figure di Aldo Moro e di Enrico Berlinguer stanno spesso assieme nei miei ricordi, nel mio animo, nella mia mente. Aldo Moro è stato un politico di straordinaria intelligenza politica. A mio avviso è stato l’uomo politico in Italia che più di ogni altro, perfino più dei dirigenti del mio stesso partito comunista italiano, cercò di capire il 1968, quello che si muoveva in mezzo ai giovani. Intuì e capì che stavano mutando e cambiando tante cose e che bisognava aprirsi. Era un uomo capace di intravedere nelle pieghe del presente, il futuro che incominciava a nascere. E così Enrico Berlinguer dal suo versante, dal suo punto di vista, era un uomo dallo sguardo molto lungo. Per questo immaginò, pensò un compromesso storico. Cioè qualche cosa che doveva andare al di là della contingenza, un incontro tra grandi masse popolari, comuniste, socialiste, cattoliche, laiche, del più diverso orientamento. Bisognava completare la democrazia italiana per poter fare poi un giusto passaggio alla alternanza e una alternativa tra differenti forze. E loro due erano molto legati. Mi ha detto l’autista di Berlinguer, Alberto, che è stato l’uomo a lui più vicino e anche l’amico più caro di una persona come Berlinguer che era molto riservata, che quando è stato ritrovato il corpo di Aldo Moro nella Renault tra Via delle Botteghe Oscure e Piazza del Gesù, Berlinguer gli disse, “Lasciami solo”. Volle restare solo con sé stesso e capì Berlinguer, mi dice Alberto, che in quel momento le brigate rosse avevano ucciso Aldo Moro e avevano ucciso anche la politica di Berlinguer del compromesso storico. Per questo le figure si intrecciano e è difficile comprendere una figura senza vedere anche l’altra.

Pare difficile che si potesse fare qualche cosa di più. Fu fatto tutto il possibile, ma le brigate rosse volevano uccidere Aldo Moro, come hanno voluto poi uccidere tante figure importanti del riformismo italiano in una logica aberrante dal punto di vista politico, perché spesso si sceglievano le figure che più volevano portare un cambiamento nella società italiana e tutto il partito comunista italiano è stato unito in quella drammatica vicenda. Ricordo che una volta Berlinguer, parlando da vicino in quei momenti, in quella occasione, quando gli chiesi di Zaccagnini, che ha sofferto sul piano personale la vicenda di Aldo Moro, cui era legatissimo, lui mi disse, “Sai, io di Zaccagnini mi fido personalmente.” E per un uomo come Berlinguer fidarsi personalmente era l’investimento più grande che si potesse fare su una persona. Ecco perché quando ripenso a quegli anni e a quella storia traggo sempre la conclusione che se noi vogliamo costruire un futuro importante in un paese come il nostro, dobbiamo saper guardare con attenzione e rispetto al passato per imparare da figure come Moro e Berlinguer che sono state e sono figure fondamentali della nostra storia“.

Antonio Bassolino